Elisa Nicotra, l’intervista

Hello everybody!

È con grande piacere che oggi ho qui con noi Elisa Nicotra, una grande arpista italiana, ormai in Francia da diverso tempo!


Elisa! Intanto benvenuta su Musica Celtica, puoi raccontarci come il tuo percorso musicale ti ha portata dall’Italia all’Estero? 

Eh eh, in realtà in Italia ci ho suonato ben poco, almeno dal punto di vista professionale. Infatti già quando studiavo, sia la mia insegnante di arpa, sia il direttore del coro in cui cantavo, ci portavano a esibirci soprattutto in Svizzera e in Germania. E questi viaggi sono tra i più bei ricordi della mia nascente carriera di arpista. Poi c’è stato l’ingaggio nei Cantus Lunaris, un gruppo di grande ambizione, internazionale, ma che aveva la sua base vicino a Monaco di Baviera. Avevo pensato di trasferirmi li’, ma poi le difficoltà linguistiche e di mentalità mi hanno portata a esplorare più a ovest, e cosi’  è nato, un po’ per caso, il grande amore tra me e la Bretagna! 

Attualmente, ho visto, che stai lavorando con Rémi Myrdhin, come è nata questa collaborazione musicale? A cosa state lavorando al momento? 

La nostra collaborazione è nata in maniera magica e misteriosa. Lo avevo sentito suonare a Celtica nel 2002 e mi ero detta che quello era davvero il mio modello, quello a cui aspiravo diventare. Myrdhin è uno dei pochi arpisti a padroneggiare le corde di metallo pur senza restare incastrato nel repertorio storico irlandese, e adoro il misticismo delle sue composizioni e la sua facilità a viaggiare tra Medioevo e modernità. Anche io ho sempre suonato sulle corde di metallo; ma in Italia era praticamente impossibile trovare qualcuno che sapesse insegnarle, e cosi’ avevo imparato questa tecnica un po’ da autodidatta. 

Insomma, quando sono arrivata in Bretagna gli ho chiesto se era libero per farmi un ministage. Lui, cosa più unica che rara ( eravamo a luglio, in pieno periodo di festival e concerti) era libero e accetto’. Quando arrivai a casa sua, vidi nel suo salone l’arpa dei miei sogni: una piccola arpa di legno scuro scolpita con figure di mostri marini e sirene. Inconfondibile e unica. L’avevo vista in foto in uno strano libriccino in francese che mi era stato offerto al momento in cui avevo comprato la mia prima arpa. Avevo tenuto quel libriccino, sbrindellato e senza frontespizio, lo avevo decifrato a fatica (all’epoca non parlavo francese) ne avevc fatto la mia bibbia… ebbene, l’autore di quel libro era lui! E quella non è stata l’unica coincidenza ad averci uniti fin dalla mia adolescenza, ma di sicuro è la più spettacolare. Ça va sans dire, ho suonato quell’arpa per due anni, e l’ho usata per registrare il mio primo cd, La cour des Licornes.

Abbiamo inziato a suonare assieme circa 6 mesi dopo. Per me è stato un grandissimo onore, e ancora adesso a distanza di 6 anni stento a crederci! In questo momento stiamo finalmente potendo presentare il nostro nuovo album: Trees for Two, in omaggio alla nostra passione comune per gli alberi e la spiritualità celtica.

Come solista di cosa ti stai occupando?

Faccio delle conferenze concerto sulle arpe storiche: il che mi permette di mantenere in vita il mio repertorio medievale e rinascimentale al di là di quello celtico.

E poi ricomincero’ ben presto a presentare il mio romanzo con un duo arpa e violino: si, perché il romanzo Memorie di un folletto è la storia di un violinista irlandese.

Facciamo un salto nel passato! Prova a ricordare, da bambina, quando per la prima volta ti sei avvicinata ad uno strumento musicale. Qual era? Riesci a ricordare il primo brano che hai imparato?

Certo, mi ricordo benissimo. Avevo 7 anni, avevo davanti a me un pianoforte che mi incuteva un certo timore, e a dire il vero quel che mi ricordo sono anni e anni di interminabili esercizi e solfeggio… poi, dalle brume, spicca un minuetto di Bach che mi diede il gusto per la musica barocca.

Quando hai capito di voler lavorare come Musicista?

Non l’ho ancora capito!!! Ahah! In realtà mi sono trovata sul palco ancor prima di essermene resa conto. La musica è sempre stata una grande passione ma mi credevo più portata per la letteratura. Ero la poetessa maledetta della famiglia, e poi invece, come ho già detto, appena iniziato a studiare l’arpa ho avuto la fortuna di avere un’insegnante che ci portava con sé nei suoi concerti, e  mi resi conto che, nonostante la mia timidezza patologica, sul palco mi sentivo abbastanza a mio agio. Poi, senza nemmeno accorgermene, le cose sono continuate cosi’: mentre aspettavo di capire cosa volevo fare da grande e senza osare sperare di vivere della mia arte, la gente, curiosa di questo mio strano strumento, mi chiedeva di suonare, mi organizzava dei concerti. E cosi, per dirla con de André

“ e poi , se la gente sa – e la gente lo sa, che sai suonare-

suonare ti tocca per tutta la vita, e ti piace lasciarti ascoltare”…

ed io ne sono ben felice!

Cosa consiglieresti a chi si sta affacciando a questo mondo per la prima volta?

Ah…. Questa è una domanda difficile. A chi si affaccia come ascoltatore e curioso ( partiamo dalla parte più facile) consiglio spirito critico e voglia di ricerca: non accontentatevi di quello che la massa plebiscita come il meglio. Andando a scavare ci sono pepite d’oro di autenticità. 

Per chi vuole diventare musicista… buona fortuna, perché ce ne vuole tanta, ma soprattutto studiare studiare studiare molto, sapersi mettere in discussione sempre, saper cogliere gli aiuti della vita, e questo vale un po’ per tutti i mestieri “ difficili”. Ma la passione per quel che facciamo ci sostiene sempre.

Grazie ancora per questa splendida intervista ed In bocca al lupo per tutto!

Per non perdervi gli aggiornamenti di Elisa, ricordatela di seguirla sul suo profilo!

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