Oggi vorrei parlarvi dei “pennillion” gallesi.
Di che cosa si tratta?
La definizione corretta di “pennillion” non è facile, vengono chiamati anche stanze epigrammatiche e pastorali, definite “poesie domestiche e colloquiali dei nativi del Galles, un popolo insolitamente sveglio a tutte le impressioni di dolore, amore e gioia” (cit.).
Il “pennillion” sarebbe la pratica di cantare poesie in contrappunto con melodie tradizionali suonate dall’arpa.
Quest’arte particolare fa parte della tradizione gallese fin dall’antichità e viene praticata ancora oggi.
Il termine deriva dalle parole inglesi pen +head, cioè cose non scritte conservate nella testa, piccoli soggetti.
Questa pratica musicale e poetica è il segreto grazie al quale la poesia della tradizione orale dei bardi gallesi è sopravvissuta fin dall’antichità. Quando il Galles diventò provincia inglese il sistema costituzionale dei bardi si estinse interamente e il rischio di perdere la poesia della tradizione era una logica conseguenza.
Grazie alla pratica dei “pennillion” che continuò ad essere praticata tra le classi sociali più basse, la poesia invece sopravvisse fino ad oggi.
I bardi memorizzavano interi poemi grazie ad una forma metrica molto antica chiamata “Englyn milwr” che in lingua gallese significa:” la canzone del guerriero” (in pratica una stanza di tre righe ognuna composta da sette sillabe).
Ma ora entriamo più nello specifico.
Perché vengono chiamati anche “stanze epigrammatiche”?
La “stanza” in poesia, è la porzione di un poema più grande, una strofa o un gruppo di versi associati ad un preciso schema di rime.
Nella musica popolare, invece, il termine indica un verso che si differenzia dal ritornello.
Ma perché definirle “epigrammatiche”?
Il termine epigramma in lingua latina significa “sovrascrivere” e delinea una breve composizione poetica che con nitidezza esprime un unico pensiero principale.
I differenti tipi di “pennillion” (stanze da 3 a 9 versi e versi da 2 a 8 sillabe) possono essere adattati e cantati alla maggior parte dei brani musicali della tradizione gallese per arpa.
L’arpa ha una funzione importantissima, “…..l’abilità delle dita di chi suona pennillion è ammirevole, entrano nella melodia al momento giusto per condurlo, con mirabile esattezza, alla sinfonia o alla fine. Mentre la musica d’arpa con cui cantano vaga in piccole variazioni e abbellimenti, il loro canto indisturbato rimane fedele alla melodia fondamentale”(cit.).
Detto in parole povere il cantante/poeta doveva esibirsi in maniera estemporanea su un argomento prestabilito, spesso in competizioni organizzate, mentre l’arpista suonava melodie tradizionali arricchite da variazioni improvvisate. Vi erano vere e proprie gare, a volte in casa di qualcuno, nei villaggi, oppure in occasioni più importanti.
Gli argomenti preferiti erano la guerra, l’amore, la passione, la pietà, il dolore, dipendeva dal periodo storico.
Per concludere riporto un altro breve estratto da una delle pubblicazioni di Edward Jones, arpista e bardo gallese settecentesco, innamorato della sua terra, dell’arpa e dei bardi gallesi.
“La pratica dei pennillion ha contribuito a tenere vivo, nonostante ogni scoraggiamento da parte dell’oppressione straniera, la vena poetica dei contadini gallesi, il loro primitivo senso di ospitalità e la loro allegria sociale, come bere l’idromele, cantare, ballare attorno all’armonia dell’arpa e della cornamusa. Il loro merito è quello di aver preservato questi piccoli sonetti per un lunghissimo periodo e di averli ricordati con affetto”(cit.).